Intervista a Ram Dass

Quando un brutto colpo che mette a rischio la vita può essere una grazia?

Riporto nel momento della sua morte una breve intervista a Ram Dass, che tradussi molti anni fa, sul tema scottante del confronto personale con la sofferenza e la morte.
Richard Alpert, Ph.D. e’ stato docente e ricercatore presso la università di Harvard. Ha condotto una approfondita ricerca sulla coscienza con psichedelici, assieme a Timothy Leary, Aldous Huxley, Allen Ginsberg ed altri. Nel 1967 ha viaggiato in India ed ha studiato yoga e meditazione sotto la guida di Neem Karoli Baba. Ha qui cambiato il suo nome in Ram Dass, dedicandosi allo studio della coscienza da un punto di vista interculturale e transpersonale. Il suo libro Be Here Now (1971) e’ divenuto un best seller mondiale. Tra le sue varie attivita’ ha dato vita al “Prison-Ashram Project”, un programma volto ad aiutare i detenuti a svilupparsi spiritualmente durante l’incarcerazione ed al “Living Dying Project” mirato a dare un supporto al morire cosciente. 
Ram Dass nel 1997 ha avuto un ictus che ha paralizzato la parte destra del suo corpo ed ha minato la sua capacità di parlare. Questo lo ha portato coraggiosamente ad accogliere la sfida del destino continuando comunque a tenere pubbliche conferenze, a scrivere, a lavorare e ad occuparsi di “invecchiamento consapevole”.

Ram Dass è un vecchio amico di Sounds True. Infatti, una delle prime registrazioni che abbiamo mai pubblicato era di Ram Dass: “Coltivare il Cuore della Compassione”, una registrazione che è utile e significativa oggi come lo era quattordici anni fa. La maggior parte della gente conosce Ram Dass come l’ex professore di Harvard che ha viaggiato in India in una ricerca interiore ed ha segnalato i suoi risultati nel classico bestseller Be Here Now! Ciò che potete ignorare è che nel febbraio del 1997 Ram Dass ha sofferto un grave ictus e ad un certo punto gli è stato dato soltanto un 10% di probabilità di riprendersi. Con molta terapia fisica e, come Ram Dass stesso racconta, “il potere della Grazia” – che è il titolo del suo nuovo libro sull’ invecchiamento consapevole – Ram Dass è ancora qui. Si è messo a viaggiare e tenere conferenze attraverso l’America ed, anche se il suo discorso è a volte un po’ lento e riflessivo, il suo insegnamento è chiaro e potente come sempre. 

Sounds True: Ram Dass, cominciamo con l’esperienza del tuo ictus. Quali sono le lezioni più importanti che hai avuto da questa esperienza? 

Ram Dass : Penso di aver imparato che il mio corpo non è giusto “un veicolo”; esso è parte di Dio. Ho imparato che la mia fede è forte. Ho imparato come dipendere da qualcun altro – e questa è una capacità importante nella nostra cultura, che colpevolizza la dipendenza. Penso che sto imparando che ci non sono in realtà persone che danno e persone che ricevono cure, c’è solo una esperienza di condivisione dell’anima. Ed ho imparato che il timore di qualcosa come “avere un colpo” è spesso peggiore della cosa in se. Un colpo è un tipo di “Grazia” terribile, ma ho imparato che è una Grazia che l’anima può usare. Una altra una cosa il colpo mi ha insegnato: mi ha insegnato come aggrapparsi al passato conduca alla sofferenza. 

Sounds True: E’ una cosa importante. 

Ram Dass : Si. Gandhi ha ordinato una volta ai suoi luogotenenti di arrestarsi nel bel mezzo di una marcia. Hanno detto: “Non puoi fermare tutto adesso. La gente ha fatto centinaia di miglia per unirsi questa marcia!” Gandhi ha detto: “Non posso fare niente altro. Sono devoto alla verità, non alla coerenza.” Così contemporaneamente ero un giocatore di golf ed ero un violoncellista – ero tutto questo nel passato. Ma ora non sono un “ex-golfista” o “un ex-violoncellista” – sono qualcosa di completamente nuovo. Sono una persona tranquilla che osserva dalla finestra. Il colpo mi ha aiutato a capire l’invecchiamento come fase nella vita nella quale andiamo dall’ ego all’ anima.

Sounds True: Sembra come una banalità new age dire: “E’ un bene tutto ciò che accade – il bene ed il male – tutto ha una sua giustificazione.” Cosa ora pensi ora delle disgrazie e sofferenze che capitano alla brava gente? 

Ram Dass: Vi darò un aggancio teorico. Siamo ego, siamo anime, e siamo insieme l’Uno. E l’ ego è ciò che soffre qui. L’anima osserva solamente – ricerca le esperienze che ottiene attraverso il ego. Queste esperienze sono quello che denomino “il grano da macinare per il mulino,” ciò di cui ha bisogno per andare verso Dio. L’unico scopo dell’anima è unirsi a Dio. Mi ricordo di una volta con il mio guru, Maharaji. Una ragazza, una ragazza molto graziosa, gli disse in modo molto intenso: “La mia vita è stata così piena di sofferenze! ” Maharajji la ha guardata ed ha detto: “Sai, soffrire mi porta più vicino a Dio.” Così quando mi è venuto il colpo e lo ho trasformato dentro di me in una Grazia, stavo dicendo, ” Il colpo è un meccanismo per portarmi più vicino a Dio”. Non è una stronzata new age, è un cambiamento di prospettiva. Prima del colpo, se avessi trovato un parcheggio avrei detto: “Grazie al Cielo.” Eh. Ma non avrei osato pensare allora che un colpo potrebbe essere una Grazia. Potere trasformare il colpo in una Grazia deriva dalla fede nel mio guru, perché mi sento protetto. Tutti noi – i nostri ego – soffriremo per queste frecce lungo il nostro cammino, ma la Grazia rende il nostro lavoro come anime più facile. 

Sounds True: Per favore, dimmi qualcosa di più sulla fede. Per voi, essa porta il volto di Maharaji, ma ha anche altre facce? 

Ram Dass: Sì. È la mia fede nella natura benigna dell’universo: fede che non siamo presi in giro. Fede che non siamo qui da soli. Fede nella filosofia mistica – ciò che vedi non è ciò che è. 

Sounds True: Che cosa intendi? 

Ram Dass: Nel dualismo le cose nella vita non sono intese come un tutto. Mi capisci? 

Sounds True: Quando ti ascolto Ram Dass, tu parli molto chiaro e molto lentamente e mi sembra che i concetti sono realmente chiari nella tua mente, ma che per te è più duro articolare le parole da quando hai sofferto per il colpo.

Ram Dass: Yeah. 

Sounds True: Come fai con tutta quella frustrazione senza diventare impaziente ed arrabbiato? 

Ram Dass: La frustrazione è attaccamento ad un obiettivo. Poiché sono qui nel presente, non c’è motivo di essere frustrato. Voglio dire che sta dandomi uno spazio fra le parole, che è silenzio, che è dove si può sentire Dio. Così quando provo a parlare e non succede nulla, e mi stanco di ricercare una parola, allora comincio a godere il silenzio. 

Sounds True: Nel corso degli anni, avete insegnato spesso circa la natura dell’identità ed il percorso che porta da essere “qualcuno a nessuno.” Che genere di insight relativi all’identità hai avuto in seguito a questo colpo? 

Ram Dass: Dopo l’ictus ero ricoverato nell’ospedale ed i medici si riferivano a me come ad una “vittima di un ictus.” Stavano pensando a me come ad un cervello. Ho detto a loro: “Sono spiacente, ma quello che sono non è una cosa materiale.” Tutti mi hanno guardato come se fossi pazzo. Per sopportare il colpo, ho veramente dovuto spostare la mia identità dal mio ego alla mia anima, ad un altro piano di coscienza. Questo è una cosa piuttosto buffa, perché io onoro anche il mio corpo, ma non identificandomi più con esso. L’anima sorveglia ed onora il corpo. E l’anima non è soggetta ad ictus.

Tradotto da Massimo Soldati.
Autorizzazione del 20-09-2005 concessa da Sounds True
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