La finta ecologia

La finta ecologia

Voglio piantare un albero, non una colonnina elettrica

Dr. Massimo Soldati

Il mio amore per la natura è stato sempre sconfinato: l’odore della terra, il sapore della frutta appena colta, la meraviglia del mare, gli animali, i boschi, la vita all’aria aperta. Anche nella mia professione sono sempre stato portato a credere che la prima e migliore forza di guarigione sia quella della natura, la ecologica e sistemica vis medicatrix naturae della scuola ippocratica, che è presente anche nel nostro organismo, psiche compresa. Una attenzione agli ecosistemi e a quella forza che Rogers chiamava tendenza attualizzante è fondamentale anche nel mondo della psiche. 1)

Credo che, tranne forse qualche persona fortemente disturbata, tutti amino la natura e riconoscano la sua bellezza ed il suo equilibrio. Eppure ci troviamo in un mondo sempre più devastato, quasi sempre per motivi di interesse oppure per mancanza di consapevolezza.

LA INCAPACITA DI RISOLVERE E I PERSONAGGI DEL DRAMMA

Come spesso accade se non si vuole risolvere un problema si innescano divisioni e favoriscono polarizzazioni per mantenerlo. Ecco come il problema ecologico non viene risolto, ma diviene utilissimo per raggiungere altri scopi. 

Questi sono i personaggi del dramma.

I MILLENARISTI

Comparse di prima fila sono naturalmente gli estremisti dell’ecologia, quelli che non tollerano quasi nulla del progresso scientifico, che ritengono una formica pari ad un uomo, anzi superiore in quanto sono carichi di fantasmi avversivi (2) non elaborati verso la propria specie, il maschio bianco padre eterosessuale, la tecnologia, che non sono paghi del cibo sano, ma seguono rituali alimentari all’ultima moda, che pensano che sia l’uomo a creare ogni danno possibile, dai cambiamenti climatici ai terremoti e, con ritmo sempre più ravvicinato, sono vittime di allarmi catastrofici quali il buco nell’ozono, l’amazzonia che brucia, la siccità, il riscaldamento globale e prossimamente la glaciazione universale. Ovvio hanno le loro ragioni, che tutti ben conosciamo, le plastiche si accumulano negli oceani assieme ad altri scempi terribili, ma è il modo da loro attivamente professato che non genera soluzioni anzi peggiora il problema.

Queste persone non portano miglioramenti al mondo se non un acuirsi del conflitto e quindi un allontanamento di quelle soluzioni che una persona dotata di buon senso metterebbe in atto e sono in realtà assai poco interessanti, se non per il fatto che possono essere reclutate da una genia molto più pericolosa e dannosa.

I PREDATORI

Questo gruppo umano ben organizzato, in costante competizione, ma spesso unito in branchi come i lupi, è quello che assume posizioni che la psicologia definirebbe psicopatiche: è ben consapevole del quadro generale, ma totalmente distaccato dalle emozioni ed interessato solo al dominio e controllo. È un gruppo assai numeroso, focalizzato sulla agency, il fare e risolvere. Come sempre anche queste persone hanno le loro ragioni: sono centrate sulle azioni, sulle soluzioni, sulla razionalità, ma hanno il loro lato negativo nella tendenza a cadere nel controllo altrui e nella assenza di empatia. Queste caratteristiche li portano a sfruttare le “debolezze” del primo gruppo, fingendo una adesione entusiasta ed anzi con i loro centri scientifici ed i loro potenti mezzi mediatici polarizzando ancora di più ed esacerbando le tematiche e creando continui allarmi e soluzioni di loro comodo, nei quali i gli ecologisti ingenui cadono a piè pari, portandosi dietro gran parte della popolazione.

Ecco che viene messa in moto la macchina ben oliata della finta ecologia, che non ha come scopo primario quello di preservare l’ambiente, bensì quello di trarre un profitto ed esercitare un controllo. Si sposta quindi la attenzione dal piantare un albero al piantare una colonnina elettrica. Secondo il ben conosciuto piano graduale di vendita di idee e modificazione comportamentale delle masse per passi successivi, le università vengono sovvenzionate per ufficializzare idee partorite dai ricchissimi ed efficienti think tanks delle agenzie di comunicazione, collegate ad organismi benefici, ong, coordinamenti scientifici sovranazionali, e  divulgate a tutto schermo dai media. L’albero viene tagliato per non oscurare il 5G e nello psichismo collettivo viene sostituito da una colonnina elettrica alla quale legare il nuovo destriero alla moda. La industria dell’auto avrà nuovo respiro, la gente sarà forzata ad acquistare impoverendosi, ma a ben vedere la ecologia ha ben poco a che fare con questo. Sarebbe meglio piantare alberi e fare tantissime altre piccole azioni che limitare la nostra attenzione alla proficua CO2.

Prego i moderni e postmoderni razionali e positivisti che stanno leggendo di fare uno sforzo e capire che  quanto scrivo non è contro la scienza e la tecnologia.

I PIFFERAI DEL GREENWASHING

Il greenwashing, non poteva mancare il termine anglofono che sta approssimativamente per lavare ogni cosa con una passatina di ecologia per renderla accettabile, continua a funzionare perché la popolazione ama la natura e si sente in colpa, anche questa sapientemente indotta, per la mancanza di rispetto verso di essa che la vita moderna porta. 3)

I pifferai del greenwashing, abili celebratori di verità lapalissiane propagate con grande emozione, creano movimenti di massa condotti da nuove Giovanne D’Arco dalle bionde trecce, icone moderne della dea Cerere sponsorizzate delle multinazionali, adoranti il nuovo dio ecologico. Ma dietro questo dio, venerato anche nella nuova chiesa bergogliana e modellato sugli antichi rituali di espiazione e sacrificio per la dea madre, non c’è nessuna sacralità, c’è la vendita di auto, di vestiti, di macchinari, la sostituzione del cibo industriale cui oggi siamo abituati con cavallette ed altre sofisticazioni, non con una alimentazione più naturale, il controllo digitale sempre più totalizzante, il grande reset travestito da riconversione ecologica. 4,5,6)  La parola natura è stata lentamente e con costanza trasformata, indicando non ciò che è naturale, ma ciò che al momento si vuole che lo sia tramite etichettamento e ripetizione estenuante del messaggio. 

I GREGARI

Una ulteriore categoria che fa parte del gioco ed è opportuno conoscere è quella dei gregari. Essi sono quella gran parte della popolazione che non ha sviluppato completamente una propria individualità e che ha bisogno per sentirsi a posto di far parte di qualche gruppo. Per esprimere la loro aggressività hanno bisogno di andare alla partita ed inveire in gruppo contro la squadra opposta, per provare qualche piacere hanno bisogno che sia in qualche modo autorizzato da un gruppo, che sia di moda, per vestirsi in un certo modo hanno bisogno che gli altri lo facciano, per avere una opinione devono aderire ad un partito e scagliarsi in gruppo contro di un altro. Non sono differenziati come persone, non hanno coraggio di essere se stessi ed anzi odiano ferocemente chi è se stesso e canta fuori dal coro. Sui social riescono ad essere crudeli con chi in qualche modo è se stesso e, specie se caduto in disgrazia, lo attaccano ferocemente in branco, sentendosene autorizzati dal fatto che qualche regola cui si sentono legati da una morale eterodiretta venga violata. Essi non riescono a differenziarsi, ad essere autonomi, hanno bisogno del gruppo e di regole, sono i guardiani di ogni rivoluzione, i puritani, i ligi al dovere, alla procedura, i politicamente corretti, timorosi della creatività, dell’ingegno, dell’arte non convenzionale, della responsabilità individuale, i kapò, i delatori. Benché queste persone siano utili a qualsiasi sistema ed ordinamento, in quanto il loro masochistico senso di colpa, desiderio di espiazione, insicurezza profonda compensata da rigidità esteriore, compressione interiore sono facili da dirigere, dobbiamo citarle qui tra i principali protagonisti del teatro della finta ecologia. Sono loro infatti che controllano le pattumiere dei vicini, rendendo l’atto naturale di disfarsi intelligentemente dei rifiuti un business kafkiano, che si sentono sollevati quando una nuova moda verde viene ad aggiungersi all’elenco delle inutili imposizioni sul cittadino, che gioiscono quando i termosifoni sono ghiacciati in inverno e controllano la temperatura nella casa del vicino. Tale gruppo di persone è assai utile per dare corpo a quella pressione sociale necessaria ad ottenere i fini reali nascosti dietro alle magnifiche sorti e progressive del teatrino ecologico.

E QUINDI?

Quindi amiamo la natura, sviluppiamo conoscenza e cura per l’ecosistema, ma diffidiamo di chi alimenta e sfrutta correnti di pensiero in modo fuorviante per ottenere vantaggi indebiti. Non è vero che comunque il fine sia positivo, anche se qualcuno se ne approfitta. La finta ecologia non è ecologia, è solo potere, speculazione, manipolazione degli sciocchi. L’unica vera ecologia che può aiutarci è quella che viene da coscienza e conoscenza, dal rispetto ed amore per il creato, dal riconoscimento delle incredibile intelligenza presente negli ecosistemi, dalla consapevolezza, antico patrimonio della umanità, che tutto a questo mondo è collegato. 7) 

Senza questa visione d’insieme continueremo a piantare colonnine elettriche senza risolvere nulla.

Dr. Massimo Soldati

Articolo di Massimo Soldati
La finta ecologia. Voglio piantare un albero, non una colonnina elettrica.
23 luglio 2022 
www.aipt.info/la-finta-ecologia-voglio-piantare-un-albero-non-una-colonnina-elettrica

Note

  1. Carl R. Rogers, Terapia centrata sul cliente, La meridiana , 2008
  2. L’avversione per l’uomo traspare anche in questo discorso del ministro per la transizione ecologica: “l’essere umano è un parassita perché consuma energia senza produrre nulla”. https://www.youtube.com/watch?v=Alh2LDdpH9w
  3. La finta sostenibilità dell’industria della moda, Martina Annibaldi, 8 Ottobre 2021, https://www.ecologica.online/2021/10/08/la-finta-sostenibilita-dellindustria-della-moda/
  4. Finta carne e finto ambientalismo, Michele Corti, http://www.ruralpini.it/Finta-carne.html
  5. La finta ecologia del capitalismo, 28 Dicembre 2021, https://ilpartitocomunista.it/la-finta-ecologia-del-capitalismo/.
  6. Klaus Schwab, Thierry Malleret, Covid-19: il grande reset, Forum Publishing 2020.
  7. Bateson G. Verso un’ecologia della mente. Adelphi, Milano 1976.

Foto gentile concessione di LUM3N da Pixabay