Come difendersi dal covid 19
Siamo bombardati da notizie relative al coronavirus, il covid-19, soprattutto da un punto di vista biologico ed epidemiologico, ma non viene preso in considerazione un altro tipo di contagio altrettanto grave: quello psicologico. Siamo così focalizzati sul pericolo che non ci rendiamo conto che veniamo infettati in una ulteriore modalità, più subdola e sottile.
Cerchiamo di capire un po’ meglio gli aspetti principali di questo contagio.
La esposizione continua ad un pericolo potenzialmente mortale per noi e per i nostri cari ci crea uno stato costante di preoccupazione e di allarme, purtroppo facilitato dai media, che continuano a fornire una informazione poco equilibrata e certe volte tendente al sensazionalismo.
Le strategie comunicative sono inoltre cambiate nel tempo, altalenando tra sottovalutazione ed allarme, per cui il cittadino non si sente protetto a sufficienza da una autorità che dovrebbe mostrarsi congruente nelle posizioni e nelle scelte, comunicando chiaramente per vie ufficiali e fornendo piani sicuri di intervento e reazione. Non sta a me dire se questo sia avvenuto nelle modalità più adatte, ma la comunicazione altalenante da parte delle autorità o dei media può aver ingenerato nei cittadini un senso di insicurezza e di abbandono, al quale hanno reagito con una tendenza alla sfiducia, uno stato di allarme od uno stato controfobico di svalutazione.
Questa situazione non chiara e definita ci provoca uno stato di stress continuo, che incide proprio su quelle difese immunitarie che dovremmo avere efficienti per far fronte alla infezione. Il continuo seguire i media per avere informazioni, pratica utile per rimanere informati, ci danneggia se esageriamo nel restare sempre connessi al circuito informativo.
L’allarme protratto può influenzare la qualità del sonno, la digestione ed altri parametri corporei, creare confusione mentale, tensione e nervosismo, che poi portano ad esaurimento delle energie, stanchezza, minori capacità decisionali.
Un grande allarme continuato, subito senza sufficienti rassicurazioni, senza sapere quando possa cessare, essendo in molti casi costretti alla immobilità, al non poter circolare, al non poter lavorare costituisce un forte trauma per molti di noi. A questo vanno aggiunte le preoccupazioni che vengono dal lavoro che viene a mancare o scarseggiare, alla economia, alle sorti nostre e dei nostri cari, oltre che della nazione.
Come in altri casi, ad esempio durante le passate pestilenze, la pesantezza dell’evento traumatico porta ad elaborarlo in maniera paranoica cercando dei colpevoli esterni. Un tempo erano gli untori, oggi i cinesi, i lombardi, il governo, il caso zero, una parte politica o l’altra, gli extraterrestri, ecc. Ma tutto questo ci allontana dal benessere personale e da una reazione adeguata e congruente.
PRATICHE PER CONTRASTARE IL TRAUMA PSICOLOGICO
Vediamo come possiamo evitare danni da un punto di vista psicologico o almeno diminuirli affrontando in maniera positiva le situazioni drammatiche alle quali siamo sottoposti in questo periodo. Ricordiamo che l’atteggiamento un po’ saputo di svalutare il pericolo non ci protegge veramente. È come se ci raccontassimo che tutto va bene, ma in realtà non lo sappiamo veramente e comunque siamo esposti continuamente a persone che ci danno segnali di allarme.
Ecco otto punti che ritengo possano aiutare:
- Evitare gli stati estremi di allarme da una parte e svalutazione del pericolo dall’altra. Sapere che il pericolo c’è, ma dargli una connotazione realistica. Cerchiamo di rimanere più possibile equanimi nei nostri giudizi su quello che accade.
- Non giudicare continuamente gli altri, se una persona ha la mascherina o meno, se agisce in un modo o in un altro, lasciare che ognuno abbia i propri modi per affrontare la difficile situazione. Se una persona ha bisogno di mettersi una mascherina, magari inadatta, per sentirsi al sicuro, cerchiamo di capire le sue necessità.
- Non seguire impulsivamente e continuamente i media per avere le ultime informazioni. Basta ogni tanto collegarsi. Cercando soprattutto fonti serie.
- Accorgersi del nostro stato di allarme e contrastarlo con pratiche che portino alla calma. Meditare, riposare, se possibile passeggiare nella natura, leggere libri, prendersi cura di sé, fare un bagno caldo, dato che probabilmente abbiamo più tempo per farlo.
- Se siamo impossibilitati a lavorare, dedichiamoci comunque ad attività positive: programmiamo attività che potranno essere intraprese in seguito, lavoriamo a distanza, puliamo la casa, il garage, cuciniamo, diamo comunque spazio alla nostra capacità di agire. Usciamo dalla immobilizzazione.
- Pratichiamo attività fisica per tenerci tonici e scaricare le tensioni, passeggiate se possiamo, yoga, ginnastica, jogging, lavoretti manuali, alternando questo a momenti di riposo: lo stress divora le nostre energie ed abbiamo bisogno di ricostituirle
- Manteniamo contatto con le persone, se non possiamo fisicamente usiamo il telefono, o internet positivamente per restare in collegamento con i cari e con gli amici. Ricordiamoci delle persone isolate a wuhan che cantavano tutti insieme alla finestra per farsi coraggio. Condividere e darsi reciproco supporto fa bene.
- Approfittiamo volutamente degli aspetti positivi che ci porta questa brutta emergenza: se non possiamo lavorare facciamo altro, se siamo bombardati dalle notizie cerchiamo ed apprezziamo il silenzio, la sempre più rara quiete, il sempre più raro silenzio, se siamo stravolti dallo stress riposiamo, sopratutto colleghiamoci con il nostro corpo e sentiamo le sue necessità, non stiamo sempre nella mente, colleghiamoci con la natura e sentiamo il suo sforzo nel preparare la primavera, così come noi se siamo saggi ci prepariamo alla nuova fioritura che ci sarà dopo il tempo del coronavirus.
Bene, grazie per la attenzione. Un saluto e buona vita!
Massimo Soldati e Antonella Gentili
Pubblicato: CSTG-Newsletter n.135 Febbraio-Marzo 2020 della learning community del Centro Studi di Terapia della Gestalt www.cstg.it Scarica formato pdf |