Rallentiamo per affrontare il coronavirus
Il trauma è nascosto per sua natura, lo nascondiamo e non lo vogliamo vedere. Ci vergogniamo dei traumi subiti come se fossero colpa nostra, come se ci avessero macchiato e come se apparendo deboli non fossimo più persone degne e valide.
I nostri nonni sotto le bombe avevano la nevrosi di guerra, ma anche noi siamo esposti allo stesso stress traumatico, non in maniera così manifesta, ma in modo subdolo ed invasivo. Oggi la comunicazione permea ogni momento della nostra giornata ed ha un indiscutibile effetto stressante perchè mescolata ad allarme. Dobbiamo perciò separare quella che è la informazione che ci è assolutamente utile, dalla parte emozionale ed allarmistica che i media ci trasmettono. E questo persino quando non siamo in stato di emergenza come in questo momento. Pensate alle sigle concitate dei notiziari, all’aumento del volume sonoro, ai toni concitati, al parlare del maltempo e altre questioni minori con le stesse modalità che si impiegherebbero per disgrazie o calamità.
Cerchiamo di non stare incollati alle news e di gestire bene l’aspetto informazione.
Informazione si, panico no! perdite di tempo con discussioni sui social con altre persone impanicate e preda dell’ansia no!
Pensiamo che solo recentemente e con grande fatica ci siamo resi conto della potenza distruttiva del trauma e dei meccanismi dello stress. E non è stato facile: studiosi come Van der Kolk hanno incontrato enormi resistenze persino nella comunità degli psichiatri quando hanno cercato di fare presenti i gravi danni successivi al trauma e che il trauma riguarda la vita di tutti e non solo dei militari o di chi ha subito violenze maggiori.
Dobbiamo perciò capire che, anche se siamo una unità psicosomatica, dobbiamo ben discriminare tra strategie adattive diverse.
Da un punto di vista biologico dobbiamo seguire le regole che le autorità sanitarie ci dettano. È molto importante farlo: la distanza tra le persone, l’igiene continua, l’evitare assembramenti. Questo ci richiede attenzione, e dobbiamo imparare a vivere con attenzione, ma questo non deve essere assolutamente allarme. L’attenzione fa bene, l’allarme dopo un po’ distrugge, perché tramite meccanismi pnei dopo un po’ abbassa drasticamente le nostre difese immunitarie. Proprio quello di cui non abbiamo bisogno in questo momento. Distinguiamo perciò la attenzione dall’allarme. Chi non riesce a farlo si stressa, si impanica ed abbassa le difese immunitarie.
Un modo sbagliato per ridurre l’allarme è negare la realtà: è solo una influenza, muoiono poche persone, è tutta una montatura. Questo ci fa apparentemente stare meglio, ma ci fa perdere la necessaria attenzione e ci porta verso comportamenti a rischio. Tipo i gruppi di ragazzi che fanno l’happy hour tutti insieme, cosa positiva psicologicamente ma terribilmente pericolosa dal punto di vista del contagio.
Cosa dobbiamo fare perciò da un punto di vista psicologico in questo periodo?
I punti fondamentali:
Imparare a mantenere una attenzione rilassata, evitare le fonti di allarme, e soprattutto imparare a rallentare i ritmi. Lo dobbiamo già fare perché le attività si stanno fermando, perciò facciamo di necessità virtù. Impariamo a rallentare per dare calma al nostro organismo, che ne ha bisogno per rimanere in uno stato di salute e tenere forti le difese immunitarie. Prendiamoci tempo per fare le cose con calma, meditiamo, leggiamo, pratichiamo gli hobby e tutte le attività che ci danno tranquillità.
Dobbiamo ormai tutti sviluppare questa capacità di gestire lo stress consapevolmente, e questa è una buona occasione per impararlo, che ci aiuterà sempre in seguito come individui e come comunità. Il tempo dedicato a riposare, a fare cose piacevoli, a rallentare i ritmi al di fuori dell’allarme, che spesso è procurato dai media, sono le armi migliori che abbiamo, perché ci rafforzano il sistema immunitario, unica nostra difesa, perché non ci sono altre cure che la medicina può darci al momento.
Facciamo anche attività fisica come possiamo. Lo stress ci porta ad un accumulo delle tensioni muscolari oltre che psicologiche, che dobbiamo scaricare. Passeggiare, correre o prendere il sole se possibile senza avvicinarsi agli altri, ginnastica, yoga, Tai Chi, pulire il pavimento, esercizi di bioenergetica, danzare da soli sono tutti validi strumenti per uscire dalla inibizione della azione, cioè dalle tensioni accumulate. Non dobbiamo assolutamente stare tutto il giorno sul divano a riempirci di ansia con i notiziari.
Quindi:
Rallentiamo il ritmo, diventiamo più consapevoli, impariamo a gestire lo stress.
Massimo Soldati