La dama della lampada. Vita, imminente morte e miracoli dell’ inferno tecnocratico.

Anni fa l’antropologo e spiritualista Bernardino del Boca metteva in guardia contro alcuni articoli che svalutavano il mito della Dama della Lampada, la famosa infermiera Florence Nightingale. Si mostravano gli aspetti umani contraddittori di questa donna, che era divenuta una icona della abnegazione e del servizio compiuto dagli infermieri, per focalizzare l’attenzione dei lettori sulla parte scientifica, scevra dalla parte più edificante e sentimentale.
Tale opera di riduzione è stata applicata da ben precise forze materialiste e tecnocratiche anche ad altri simboli del servizio all’uomo quali il Dr. Albert Schweitzer, di cui si sottolinearono i giudizi realistici e paternalistici sull’Africa del tempo, o Madre Teresa di Calcutta, di cui si volle sminuire l’afflato umanitario facendola passare per fanatica integralista.
Oggi vediamo quanto Del Boca avesse ragione esaminando la disastrosa condizione della sanità. Quei personaggi, forse un pò costruiti per renderli edificanti, erano degli esempi che spingevano verso l’aspetto umano, la carità, l’empatia. Proprio quegli aspetti che oggi drammaticamente diventano sempre più manchevoli.

Oggi sono molte le persone che temono di essere ricoverate in un ospedale, data la situazione purtroppo sempre più diffusa di mancanza di cura dal punto di vista umano del paziente.

Non solo sono aumentate le infezioni ospedaliere, ma troviamo nella sanità sempre meno attenzione ed empatia. Florence Nightingale, di cui oggi si celebra la “scientifica” applicazione della statistica alla infermeria, dopo aver visto le pessime condizioni di abbandono dei feriti in guerra, indicava invece quanto contasse l’ambiente che viene creato attorno al malato. Nel suo libro Notes on Nursing nel 1860 scriveva che “i sintomi dolorosi che di solito si considerano inevitabili e propri di quel male, molto spesso non ne sono affatto i sintomi ma sono dovuti ad altro: alla mancanza di aria fresca, o di luce, o di tepore, o di tranquillità, o di pulizia, o di regolarità e attenzione nella dieta alimentare…”.
Oggi gli infermieri hanno guadagnato uno status migliore, hanno la loro laurea e sono più informati scientificamente, ma sono migliorate le condizioni nelle corsie? Ascoltando i racconti delle persone ospedalizzate la risposta è troppo frequentemente no. Se la scienza non viene affiancata dalla umanità diviene non solo meno efficace, ma troppo spesso porta danni. I pazienti abbandonati nelle corsie, resi oggetti e numeri invece che esseri umani lo stanno a dimostrare.

Non possiamo non dire che questo stia avvenendo in maniera sempre più preoccupante in tutta la sanità italiana, che anni fa era un fiore all’occhiello del paese. Le nuove generazioni conoscono un Medico di Medicina Generale ormai ridotto ad un burocrate scribacchino di ricette e non sanno quanto fosse migliore la relazione con il medico condotto o medico di famiglia, la cui sola presenza risollevava l’umore ed aumentava le difese immunitarie.

Lo scempio generato da questa impostazione “scientifica” non lascia indenne nemmeno la psicologia, che sta perdendo la enorme competenza accumulata nello studio del profondo e nella componente umanistica per scimmiottare la medicina con una ridefinizione di ogni cosa in salsa neuroscientifica e basata sull’evidenza. Ma la gente sente il calo delle competenze umanistiche e questo sta facendo la fortuna dei counselor, che su tali competenze basano la loro professione. Tutto ciò ha inoltre innescato una triste lotta tra le professioni, quando queste potrebbero al contrario potenziarsi reciprocamente nell’interesse della popolazione.
La sanità sta andando sempre peggio, la reputazione di fiducia nei confronti degli operatori e delle istituzioni sanitarie conquistata negli anni sta precipitando e purtroppo chi dovrebbe porvi rimedio non è all’altezza del compito. La risposta che viene data è più scienza, più controllo, più osservazione distaccata, più slogan umanitari, quando invece dovrebbe essere più cura, più attenzione al paziente, più autenticità, più sviluppo di capacità relazionali, più umanità, più servizio.

Il servizio è una disposizione dell’anima verso il proprio prossimo dalla quale si trae soddisfazione, è un riconoscersi nell’altro, un sentirsi fratelli invece che su piani diversi, non una sottomissione od una svalutazione di sé come viene da alcuni percepita.

Florence aveva ragione mentre con la lampada passava tra i feriti e diceva una gentilezza, faceva sentire la propria presenza, sollevava gli animi.
La sua rilettura in chiave moderna ha contribuito alla creazione dell’odierno ingravescente inferno sanitario tecnocratico, prossimo allo scoppio come un bubbone ormai troppo gonfio.

Dr. Massimo Soldati

Articolo di Massimo Soldati
La dama della lampada. Vita, miracoli ed imminente morte dell’inferno tecnocratico.  
16 marzo 2023 

Questo articolo non ha bibliografia.